venerdì 31 agosto 2012

Scuola di cucina: gnocchi di patate


Era la mia prima volta. Ero fermamente convinta che sarebbe capitato un disastro, questo perché in famiglia s'era fatto un terrorismo psicologico che non vi dico: "eh, quella volta che c'ha provato la figlia della vicina, che aveva pure invitato i suoceri a pranzo ... beh, ha combinato un casino. Ho ancora davanti agli occhi lo stato della sua povera cucina ... ". Per farla breve, pareva fosse più semplice costruire un ordigno nucleare con un set di spille da balia e del bagnoschiuma Felce Azzura.
Mi sono messa lì con calma, accantonando studio, lavoro da casa e quant'altro. Ci ho messo due ore buone, forse più. Ma alla fine ne sono uscita vincitrice.

1) Fate lessare un kg di patate in acqua salata, sbucciatele e schiacciatele:



2) In una ciotola (a dire il vero, bisognerebbe usare la spianatoia, ma non volevo peccare di presunzione per il primo tentativo) unite alle patate un uovo, mezzo cucchiaino di sale, una spolverata di parmigiano e, poco alla volta, circa 300 gr. di farina. Impastate a lungo, fino ad ottenere un composto omogeneo ma piuttosto morbido (se necessario, aggiungete un altro po' di farina, ma senza esagerare):



3) Formate dei salamini un po' più spessi di un dito (ma di un dito da falegname, mica da fashion blogger!). Tagliateli a tocchetti piccoli e, servendovi di una grattuggia ben infarinata, fateli scorrere rapidamente spingendoli col pollice dall'alto verso il basso. In questo modo si forma una specie di rientranza e i tocchetti vengono promossi ufficialmente gnocchi.



4) Sistemate il frutto delle vostre fatiche su vassoi capienti ed infarinati.



Fate lessare gli gnocchi per qualche minuto (finché non vengono a galla e poi ancora 2 minuti di bollitura). Se vi rendete conto di averne fatti troppi, potete congelarne un po'. In alternativa, potrete (per la gioia dei vicini) improvvisare un festino tra amici, disfacendovi di gnocchi come se non ci fosse un domani.

martedì 28 agosto 2012

So nice: Julie & Julia


Tempo fa accennai all'intenzione di guardare Julie & Julia, il film del 2009 su Julia Child diretto da Nora Ephron. Per chi non lo sapesse, Julia Child è colei che ha portato la civiltà nelle case degli americani, mostrando loro il vasto mondo della cucina francese.
Premetto che non sono brava con le recensioni. Ma anche se questo post dovesse uscire uno schifo, vi prego di guardare il film, perchè ne vale veramente la pena. 


Le tappe fondamentali della vita e del successo di Julia si alternano alla quotidiana realtà di Julie, trentenne newyorkese precaria, con un impiego insoddisfacente, amiche odiose ed Eric, l'adorabile marito che fa da contrappeso. Ogni mattina Julie si sveglia e raggiunge il "cubicolo", un minuscolo ufficio pubblico dal quale riceve centinaia di chiamate di cittadini americani insoddisfatti, arrabbiati, disperati o semplicemente maleducati. Le ex compagne di college si divertono ad organizzare brunch settimanali che, regolarmente, si trasformano in una gara di popolarità dalla quale Julie, un tempo studentessa universitaria brillante, risulta puntualmente esclusa. 
Finché un giorno, su suggerimento di Eric, Julie decide di aprire un blog e di fissare un obiettivo: 365 giorni di tempo per provare a preparare tutte le 524 ricette della monumentale opera di Julia Child, Mastering the Art of French Cooking. Tra alti e bassi, successi e delusioni, l'impresa consentirà a Julie di riacquistare fiducia e cambiare completamente la visione della propria vita.


A parte il fatto che il personaggio di Julie presenta analogie a dir poco inquietanti con la sottoscritta (il caratteraccio e la tendenza ad "impazzire" quando le cose non vanno come dovrebbero, conoscenti simpatiche come verruche che passano il tempo ad autoincensarsi, un lavoro distante anni luce dalle aspettative post-adolescenziali e via dicendo), il film riesce ad essere al contempo leggero e commovente, strappando risate e mezza lacrimuccia di tanto in tanto. Insomma, non può non piacere a chi come me ama la cucina, ma neppure a chi crede che lo scopo di un blog sia, in primis, quello di aiutare a coltivare un interesse sincero.

domenica 26 agosto 2012

Ricette light: polpettine di pollo alla birra


Il libro che vedete quassù s'intitola "Ricette Light" (Miriam Ferrari - Mondadori Electa, 2007). Non dice come fare a perdere mille chili in un mese continuando a strafogarsi di dolci al cioccolato ma, più semplicemente, raccoglie ricette facili, veloci e non eccessivamente grasse. E quel "light" che lava la coscienza dopo una bella scorpacciata, insomma.
Ieri sera, armati di lattina di birra d'infima qualità (36 centesimi per 33 cl, giusto per intenderci), io e consorte abbiamo deciso di provare a fare le polpette suggerite dal manuale. Variando, come sempre, qualche ingrediente qui e là. 

Ingredienti per 2 persone:

250 gr. di petto di pollo
1 uovo piccolo
40 gr. di parmigiano (gruyère nella ricetta originale. Ma io preferisco il parmigiano)
1 piccola cipolla rossa (il dolce delle cipolle rosse tende a caramellare e smorza l'amaro della birra)
1 foglia di salvia
rosmarino
erba cipollina
noce moscata
farina
sale
1 dl di birra bionda
1,5 dl d'acqua calda

Se avete un frullatore siete a cavallo: lasciate pure tutto nelle sue mani (pardon, volevo dire lame). E' sufficiente tagliare a tocchetti il pollo e frullarlo con l'uovo, il parmigiano grattuggiato, il trito di salvia e rosmarino, sale e noce moscata. Ottenuto un impasto giallino ed appiccicoso, fateci delle palline e passatele bene nella farina.
Fate soffriggere la cipolla in una padella abbastanza profonda. Unite poi le polpette e fate rosolare su tutti i lati. Quando cominceranno a colorarsi, aggiungete l'acqua calda e la birra. Coprite e lasciate cuocere a fiamma bassa per una quindicina di minuti. Infine togliete il coperchio e fate cuocere ancora qualche minuto, lasciando che il liquido in eccesso si addensi. Aggiustate di sale e completate con una spolverata di erba cipollina.


Non so se sono davvero 300 calorie. Però sono buone, e tanto mi basta.

See u soon!

mercoledì 22 agosto 2012

Sicilia: pasta con le sarde

Tutti spiaggiati a bere Piña Colada ed io in ufficio a sciogliermi come un cartone animato nella salamoia [cit.]. E dunque, se non posso andare in Sicilia, la Sicilia verrà da me. 



Ingredienti per 4 persone:

280 gr. di pasta
2 mazzetti di finocchietto selvatico
300 gr. di sarde pulite
1 cucchiaio di uvetta sultanina
2 cucchiai di pinoli
2-3 filetti di acciuga
1/2 cipolla grossa tritata
1 bustina di zafferano
olio, sale, pepe
pane raffermo
1/2 cucchiaino di zucchero

Cominciate facendo lessare il finocchietto selvatico in acqua bollente salata. Scolatelo con una schiumarola ed utilizzate l'acqua di cottura per far cuocere la pasta (io ho scelto le penne rigate perchè mi piace come formato ma, se siete gente pignola, metteteci pure i bucatini). 
Fate soffriggere la cipolla in padella con poco olio e i filetti di acciuga. Quando questi ultimi cominciano a sciogliersi, unite le sarde e fatele insaporire bene (una decina di minuti). Aggiungete l'uvetta fatta rinvenire in una ciotola con dell'acqua calda ed i pinoli. Quando sarà tutto amalgamato, completate con il finocchietto lessato e tritato, sale e pepe.
Scolate la pasta e passatela in padella con il sugo preparato e lo zafferano sciolto in un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta. Mescolate bene il tutto e servite caldo.

Il tocco di classe è una spolverata di pangrattato tostato leggermente in padella ed amalgamato con 1/2 cucchiaino di zucchero (mamma docet).

domenica 19 agosto 2012

Asian Trip: curry di piselli, ricotta e uova


"Il grande libro della cucina asiatica" (edito da Konemann) è uno dei manuali che ho utilizzato più spesso (come testimoniato dalle condizioni riprovevoli della copertina). L'ho preso da un cestone di libri al supermercato, pagandolo solo 1 euro grazie alla vendita di libri al chilo. Chissà da quanto se ne stava a prendere polvere al buio di un magazzino ...

E' stato un colpaccio: 330 pagine di ricette suddivise per nazione, spiegate in dettaglio e corredate da consigli per l'eventuale sostituzione di ingredienti che dalle nostre parti non si trovano facilmente.  In attesa di potermi permettere il viaggio della vita verso Oriente, mi accontento di un piatto di curry con piselli, uova e ricotta.


Ingredienti per 2 persone (dosi riviste :P)

2 uova sode
50 gr. di piselli (nella ricetta si parla di piselli surgelati, noi abbiamo preferito quelli in scatola)
65 gr. di ricotta fresca
1 cucchiaino di concentrato di pomodoro
70 gr. di polpa di pomodoro a pezzetti (o due pomodori tagliati a tocchetti)
1 cucchiaio di yogurt bianco naturale
1 scalogno piccolo
1 spicchio d'aglio piccolo
1 foglia d'alloro
curcuma
garam masala (1/2 cucchiaino)
peperoncino
sale
olio
acqua (circa 60 ml)

Scaldate la ricotta (possibilmente tagliata a fette) in forno già caldo a 160 gradi per 20-25 minuti. In questo modo diverrà compatta e potrà essere tagliata a tocchetti.
Ricoprite le uova di curcuma passatele due minuti in padella con appena un filo d'olio di semi. Mettetele da parte. Nella stessa padella fate soffriggere lo scalogno e l'aglio tritati. Aggiungetevi il garam masala, peperoncino, alloro e lasciate insaporire un minuto. Aggiungete poi la polpa di pomodoro, il concentrato e l'acqua, coprendo la padella e lasciando sobbollire per cinque minuti.
Unite alla salsa le uova, la ricotta, sale, yogurt e piselli. Mescolate delicatamente e cuocete per circa 5-7 minuti. Servite caldo.

A voler essere onesti, ci andrebbe anche qualche foglia di coriandolo fresco ... che a casa, al solito, non avevo. Ma prometto che, semmai dovessi sopravvivere al trasloco che mi vedrà impegnata a breve, me ne procurerò una piantina per la mia nuova casetta.


giovedì 16 agosto 2012

Menù di Ferragosto? Fatevi una Caesar Salad!


Ah! Il mare, la sabbia bollente sotto i piedi, la granita all'ombra di un chiosco... ma perchè mai tutto ciò quando si può godere della soffocante umidità di una Torino completamente deserta? Anche quest'anno ha vinto la pigrizia: la sola idea di una levataccia e di un viaggio di due ore fino in Liguria mi ha messo addosso un'ansia che proprio non era cosa.
Molto meglio una maratona di The Killing ed un pranzo anticonvenzionale che mi ha vista impegnata nella preparazione di un'altra insalatona (il mio must per quest'estate): la celeberrima Caesar Salad. Ma voi lo sapevate che l'ha inventata un italiano? Tal Cesare Cardini, immigrato in America negli anni '20 e traferitosi a Tijuana per lavorare come ristoratore. Beh, direi che non gli è andata male!



Ho fatto le mie solite ricerche e, a mio parere, la ricetta base di GialloZafferano parrebbe la più fedele all'originale fra tutte quelle lette:
  • Disponete delle foglie tenere già lavate di lattuga romana sul fondo dell'insalatiera
  • Aggiungete del pane tagliato a cubetti e fatto abbrustolire in padella con un filo d'olio e dell'aglio
  • Completate con le scaglie sottili di parmigiano
  • Condite il tutto: frullate insieme un uovo, due cucchiai di succo di limone, un cucchiaio di aceto bianco, dell'aglio tritato (mezzo spicchio), qualche goccia di salsa worcester, sale, pepe e dell'olio d'oliva. Se avete una madre come la mia che butta via il flacone di worcester senza dirvi nulla, potete ingegnarvi a riportare almeno in parte il sapore della salsa. Io ho aggiunto un piccolo filetto d'acciuga ed un pizzico di zucchero di canna per una nota dolce.
Questa è la versione perbenista. Io però, che già mi son privata delle gioie di un ferragosto festaiolo, ho elaborato la mia versione aggiungendovi dei gamberetti scottati in acqua bollente e della pancetta a cubetti saltata in padella. Il tutto accompagnato da un buon vinello bianco, curiosamente "evaporato" nell'etere in poco più di un'ora.


mercoledì 15 agosto 2012

lunedì 13 agosto 2012

Cheesecake di ricotta e cioccolato amaro


Non so mai se i dolci mi piace più farli o mangiarli. Per la cheesecake direi che amo in equa misura entrambe le cose ... specie se collaudo stratagemmi per ridurre il senso di colpa dopo averne divorato una fettona. Quali stratagemmi? Beh, per esempio preparare un impasto di sola ricotta. La ricotta fresca è un latticino leggerissimo e, se ci si astiene dall'aggiungervi panna o philadelphia, rende la torta più digeribile.

Image from http://www.abbasciano.it

Questa versione di cheesecake l'ho presa dal web. Modificando come sempre le dosi a mio piacimento ...

Ingredienti:

180 gr. di biscotti Digestive
110 gr. di burro (più una noce per ungere la tortiera)
500 gr. di ricotta fresca
150 gr. di zucchero
un pizzico di sale
2 uova
120 gr. di cioccolato fondente (io ho usato quello amaro)

Riducete in polvere i Digestive e mescolateli in una ciotola al burro fuso. Lasciate in frigorifero il tempo di una telefonata al moroso o all'amica, di un caffè e della preparazione della tortiera. Usatene una a cerniera (facilita molto la vita, credetemi): imburratela bene e ricopritela di carta da forno. Io che sono malata ritaglio la carta della circonferenza della mia tortiera e ne preparo una striscia dell'altezza del bordo, in modo che non si creino pieghe che potrebbero deformare la mia torta. 
Fatto tutto ciò, create il fondo pressando ed uniformando l'impasto di biscotti che ha riposato in frigo. Verrete investiti da un godurioso odore di burro ... ma non è il momento di "spiluccare"!
Mentre la base così creata riposa in frigo per altri 30 minutini, preparate la crema: mantecate bene la ricotta sino ad ottenere un composto liscio. Aggiungete lo zucchero, il sale e le due uova. Versate 2/3 dell'impasto nella tortiera con la base di biscotti e mescolate al rimanente il cioccolato sciolto a bagnomaria. Trasferite anche quest'ultimo composto nella tortiera, sopra l'altra crema.

Io ho usato il microonde impostato su 175° aria ventilata per circa 45-50 minuti (verso la fine, immergetevi uno stuzzicadenti: se risulterà poco umido, la torta va bene. L'impasto dev'essere morbido e non eccessivamente asciutto, ma neppure liquido).

Sfornate la torta e lasciatela in frigo fino al momento di servirla. E fate in fretta a fotografare, nel caso, altrimenti vi ritroverete con ben poco da immortalare ...




P.S: a special thanks to my brother, a.k.a. "il boss delle cheesecake",  per la consulenza prestata.

sabato 11 agosto 2012

Super insalata creativa from Sale & Pepe


Il mio rapporto con le riviste è sempre stato abbastanza travagliato. Non mi piace l'idea di comprare a scatola chiusa o magari solo per leggere un articolo interessante ignorando tutto il resto. Mi sa di spreco, ecco. Così, quando la mia collega in pausa pranzo ha cominciato a tessere le lodi di Sale & Pepe (storica rivista di cucina edita da Mondadori), ho storto un po' il naso. Già mi figuravo la faccenda: pubblicità ogni due facciate, foto scenografiche di piatti irrealizzabili o magari a base di ingredienti costosissimi, inserti su località turistiche da favola ... e pochissime vere ricette. La mia collega però (che non a caso si occupa di marketing), ha saputo essere convincente. Tanto che la mattina dopo mi sono ritrovata in coda alla cassa dell'edicola col numero di Agosto fra le mani.

 
 Amore a prima vista: tantissime ricette, la maggior parte di semplice realizzazione. Ingredienti reperibili ed economici, suggerimenti utili, immagini di qualità, curiosità e perle di cultura. Il prezzo non è stracciato come quello delle riviste di moda: 3,50 euro. Ma secondo me li vale tutti (anche considerando che in giro si trovano offerte vantaggiose per gli abbonamenti).

Non potevo non cimentarmi subito nella preparazione di una ricetta. E, date le temperature africane di questi giorni, ho scelto l'insalata carioca proposta a pagina 13. Ma non lasciatevi ingannare dal nome, non è la classica insalatina ...


Per 2 persone:

2 fettine di filetto di pollo (circa 200 gr.)
5 code di gambero scottate in acqua bollente non salata
insalata fresca a piacere
1 carota
salsa di soia
miele
olio
succo di mezzo limone
1 piccolo scalogno
erbette a piacere (suggeriti menta, prezzemolo e timo fresco)
pane abbrustolito strofinato con aglio


Mettete poco olio in padella e fate saltare il pollo per un paio di minuti. Unite poi un cucchiaio e mezzo di salsa di soia mescolata con mezzo cucchiaio di miele (io ho aggiunto anche un cucchiaio d'acqua, per stemperare meglio). Abbassate la fiamma e cuocete per una decina di minuti, finche il pollo non sarà pronto e la salsa quasi del tutto asciugata.
Disponete in una ciotola l'insalata lavata e la carota pulita e tagliata a fiocco (usando la grattuggia apposita, cercate di ottenere delle fette molto sottili, delle specie di sfoglie). Unite le code di gambero, il pollo e le erbe. Condite il tutto con un mix di olio (un cucchiaio circa), il succo di limone e lo scalogno tritato finemente. Completate con i crostini.

Quaggiù potete ammirare il risultato ... anche se ho scattato prima di mescolare l'insalata e le carote non si vedono :P


martedì 7 agosto 2012

So nice: la Fattoria del Gelato


Quando la temperatura raggiunge livelli irragionevoli e sotto i portici delle città si riversano orde impazzite di studenti in vacanza e coppie a passeggio ("l'apertura delle gabbie", in gergo tecnico) ci sta un gelatino. Sempre più spesso, però, quella che troviamo è una più o meno riuscita imitazione del gelato. Quel retrogusto un po' chimico di polverina, quelle tonalità da evidenziatore che poco hanno a che fare con gli ingredienti millantati. Non fanno eccezione le numerose micro-catene di gelaterie che si dichiarano artigianali e propongono gusti tipo "cacao nero dello Zimbawe con essenza di zafferano e sale blu dell'Oceania" ... che tanto, anche fosse sale marino "il meno caro", uno che ne sa che sapore dovrebbe avere il sale dell'Oceania?

Quest'estate la mia visione del mondo è stata sconvolta dalla Fattoria del Gelato. Una vera e propria fattoria immersa nella campagna pianezzese, a pochi chilometri da Torino. Gelati prodotti con latte vaccino munto in giornata, consistenti, dal sapore pieno e riconoscibile. Cioccolato, gianduia, pistacchio di Bronte, frutta, crema e via dicendo. Niente sale dell'Oceania, ma ce ne si fa una ragione. Un euro e ottanta il cono da due gusti. Assolutamente da provare il fior di latte preparato con latte di prima mungitura: mai mangiato nulla di più fresco e "lattoso". Ideale anche per i bambini, che possono scorrazzare nell'ampia area gioco antistante e fra i recinti degli animali.


Qui due informazioni in più sull'azienda, sita in Via Grange 44 - 10044 Pianezza (TO)
 

domenica 5 agosto 2012

Insalata di pasta integrale profumata alla menta



"Pic-nic". Scandite bene il termine, mi raccomando. E, nel giro di un paio di minuti, vi troverete in mezzo ad un acquazzone tropicale. Sono settimane che cerco di organizzare una gitarella serale fuori porta, ma niente da fare. Ieri non è andata diversamente: la mia insalata di pasta integrale al profumo di menta è stata consumata a tavola, dinnanzi alle minacce di morte che il simpatico Joe Bastianich rivolgeva ai terrorizzati concorrenti di Master Chef U.S.A. Beh, almeno s'è mangiato bene!

Ingredienti per 2 persone:

150 gr. di penne integrali;
2 cucchiai di capperi tritati;
100 gr. di sgombro sott'olio;
100 gr. di gamberetti scottati in acqua bollente;
quattro foglioline di menta;
uno spicchio d'aglio;
un cucchiaio di succo di limone;
scorza di limone;
peperoncino in polvere;
olio EVO, sale, pepe

Cuocete le penne in acqua bollente salata, poi scolatele e passatele una volta sotto l'acqua fredda per bloccare la cottura (devono essere al dente). Scolatele nuovamente e mettetele da parte.
In un'insalatiera mescolate il succo di limone con un cucchiaino di scorza e due cucchiai di olio. Aggiungetevi lo spicchio d'aglio schiacciato, i capperi, lo sgombro, i gamberetti, peperoncino e sale. Potete preparare il condimento durante la cottura della pasta, consentendo all'aglio di rilasciare sapore per poi toglierlo prima di versare la pasta nell'insalatiera. 
Una volta condita la pasta col mix di ingredienti, completate con le foglie di menta spezzettate e lasciate riposare in frigo fino a circa un quarto d'ora prima di servire. Se, tolta dal frigo, la pasta risulterà troppo asciutta, è possibile aggiungere ancora qualche goccia d'olio.



giovedì 2 agosto 2012

Berlino


Vacanze volate in un attimo. Nostalgia, milioni di foto da condividere e di biancheria da lavare. Consoliamoci con un bel post ...


Classici

La Berlino del nuovo millennio mi ha lasciato l'impressione di una città aperta al nuovo ed alle altre culture, specie dal punto di vista culinario. Ovunque è possibile trovare ristoranti italiani, turchi, indiani, giapponesi, africani. Se invece si desidera gustare qualcosa di più tradizionale (senza spendere cifre esorbitanti), è possibile andare in cerca di pub o localini con dehor all'aperto. Dopo giorni e giorni di pranzi al sacco e cene al volo fra una stazione e l'altra, io e consorte ci siamo accomodati ad un tavolo del 1840, ristorantino di Hackescher Markt (una fermata dalla famosissima Alexander Platz) specializzato in piatti tipici berlinesi. Com'è possibile immaginare, carne, patate, panna acida e spezie la fanno da padroni. Al 1840 ho potuto gustare un'ottima zuppa di patate con speck, manzo bollito, prezzemolo e maggiorana. Il tutto innaffiato da un buon bicchiere di birra tedesca.


La seconda portata, divisa con consorte, è il famoso Königsberger Klops, polpetta di manzo bollita accompagnata da una delicatissima salsa ai capperi, purè di patate e sedano ed insalata di rape rosse.


La piazza del ristorante ci è tanto piaciuta da spingerci a ritornarvi una seconda volta per realizzare una piccola fantasia infantile: cenare con un mare di gelato! E quale posto migliore a Berlino se non una gelateria Haagen-Dazs? Gli affogati sono vere e proprie opere d'arte, così come i vassoi di assaggi, i frappè e i semifreddi ...



Street Food and sweets

Il cibo da strada, leccornìe da gustare velocemente camminando da un punto all'altro della città o sulle panchine di uno dei numerosi parchi cittadini, offre una scelta pressoché sconfinata. Il bretzel (pane lucido con la forma di un anello intrecciato, ricoperto di grani di sale) è la scelta più classica, ma non certo l'unica. Ovunque sorgono chioschetti che propongono vassoietti di currywurst (wurstel con salsa a base di curry e, spesso, patatine fritte) o schnitzel (cotoletta di vitello alla viennese, impanata e fritta), kebab, lahmacun (la cosiddetta "pizza turca", condita con ragù d'agnello) ed altre specialità nord africane e medio-orientali (Berlino è nota anche per le dimensioni della comunità turca ivi residente).

I tedeschi sono dei veri maestri nella preparazione di dolci da forno: l'odore burroso di deliziosi croissant, dello strudel, dello streusel (una specie di crumble schiacciato come una frittella, ricoperto di glassa a base di burro e zucchero) e di molte altre prelibatezze ipercaloriche si diffonde lungo i viali ed alle fermate della metropolitana. Se poi preferite qualcosa di più "mediterraneo", è consigliabile un salto nel quartiere turco, in cerca di un assaggio di baklava (dolce di pasta fillo al miele e frutta secca). 
Senza dimenticare il classicissimo krapfen ripieno di marmellata ...


Assolutamente da vedere

Kreuzberg: il quartiere turco di Berlino. Andateci di venerdì poiché, tra le 10.00 e le 18.00, vi si tiene un grazioso mercatino ...


Tacheles: collettivo di artisti riuniti in un vistoso edificio di Oranienburger Strasse. L'ingresso è gratuito, libero l'accesso agli studi degli artisti ed alle esposizioni. Potrete inoltre trovare in vendita splendide stampe dal sapore pop, gioielli ed altri prodotti artigianali.


 
Neue Nationalgalerie: la galleria d'arte contemporanea più nota della città ospita opere d'arte famosissime e farà la gioia dei patiti come me.

Friedrichstraße e Kurfürstenstraße: se siete irrimediabilmente malati di shopping, potrete dare libero sfogo alla vostra follia, portafoglio permettendo. Si va dai più economici H&M e simili al lussuosissimo KaDaWe, centro commerciale unico nel suo genere che raccoglie grandi marchi internazionali.

East Side Gallery: la porzione più lunga del Muro di Berlino rimasta intatta è stata trasformata in una splendida galleria d'arte all'aperto, con coloratissimi murales di artisti provenienti da tutto il mondo.

Friedrichshain: quartiere alternativo ricco di negozietti che espongono prodotti artigianali originalissimi, pub, ristoranti, parchi ... e hypster da ogni parte del mondo!